Baby news | 01 settembre 2025, 00:00

La mia mente corre veloce

Sono precoci nel linguaggio, nell’apprendimento, ma spesso devono convivere con difficoltà di adattamento e con la complessità delle loro emozioni. I bambini plusdotati meriterebbero molta più attenzione. Perché possedere un’intelligenza superiore alla media non significa automaticamente aver successo nella vita

La mia mente corre veloce

«Gentile professoressa Zanetti, sono la mamma di due bimbi, di 4 anni e 5 anni e mezzo. XXX scrive e legge (fluentemente) da almeno un anno, a 3 anni ha iniziato a scrivere. […] 2 insegnanti di scuola primaria lo hanno definito un bambino con una dote, e una dote da coltivare. A questo punto non posso far finta di non notare ciò che anche altri notano».

«Buongiorno, informandomi sul vostro sito ho capito che mio figlio è un bambino plusdotato e sta gridando aiuto!».

«Buongiorno, sono 2 anni che non riesco a capire se mio figlio ha un disturbo dell'attenzione o è plusdotato».

Sono queste alcune delle email che riceve ogni settimana la professoressa Maria Assunta Zanetti, direttrice del Laboratorio Italiano di Ricerca e Intervento sullo Sviluppo del Potenziale, del Talento e della Plusdotazione dell’Università degli Studi di Pavia, insieme al professor Eliano Pessa. È con lei che abbiamo deciso di parlare di plusdotazione, un tema ancora poco trattato ma che meriterebbe molta più attenzione.

«Il tema della plusdotazione e del potenziale è più che mai attuale: le statistiche ci dicono che circa il 5% degli studenti delle nostre scuole presenta un alto potenziale, il che vuol dire una persona ogni 20, cioè un bambino per ogni classe. Purtroppo, però, questo “dono” non viene sempre riconosciuto e adeguatamente supportato con specifiche metodologie e strumenti di supporto, perché purtroppo non entra nella formazione obbligatoria degli insegnanti. Inoltre, spesso viene considerata solo la dimensione cognitiva e prestazionale, e non si pone attenzione contemporaneamente alla dimensione cognitiva ed emotiva dei bambini».

Verrebbe da pensare che i bambini plusdotati siano persone dall’intelligenza superiore alla media e quindi destinati al successo e alla felicità. Forse per questo non si dà loro la giusta attenzione?

«Siamo in presenza di un falso mito. L’essere plusdotati – o gifted, secondo la definizione inglese – non è certo una situazione da considerare come un disturbo o una patologia, ma è sicuramente una diversità che richiede di essere riconosciuta e accompagnata. Questi bambini hanno dei reali Bisogni Educativi Speciali (BES), come è ampiamente riconosciuto anche nella nostra normativa scolastica, ma sovente si sentono “pesci fuor d’acqua” rispetto ai loro coetanei, trovano le ore a scuola noiose e ripetitive e, pertanto, possono adottare comportamenti che talvolta arrecano disturbo, spesso equivocati come problematici e confusi con ADHD o DOP (disturbo oppositivo provocatorio). Ecco allora che, talvolta, emerge una discrepanza tra il rendimento scolastico di un bambino e gli indici di abilità valutati con il QI, dinamica che in molti casi produce abbandono scolastico più o meno precoce e/o problematiche connesse al disagio socio-relazionale. Senza dimenticare lo spaesamento in cui molti genitori si trovano: i loro piccoli mostrano precocemente elevati livelli di competenza verbale, buona capacità comunicativa e profondità di pensiero, che da un lato li gratificano ma, dall’altro, generano il rischio che gli stessi adulti di riferimento vengano additati come genitori che “stimolano in maniera eccessiva” i bambini. Anche se generalmente non è così».

Nel vostro Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento – Sezione Psicologia dell’Università degli Studi di Pavia – è nato più di 15 anni fa il primo Laboratorio Universitario italiano che si propone di aiutare bambini/e e ragazzi/e dotati di elevato potenziale cognitivo. Ci racconta cosa fate?

«Come Laboratorio ci proponiamo di supportare lo sviluppo e la piena realizzazione dei bambini gifted considerando i punti di forza e di criticità che si manifestano sia a livello individuale che familiare ed extra-familiare, attraverso interventi mirati ai loro bisogni e particolarità. Il nostro obiettivo è principalmente quello di aiutarli a trovare un equilibrio: il bambino plusdotato, come si diceva, è spesso un bambino con grande energia (che rischia di essere automaticamente etichettata come iperattività), talvolta depresso o con tic nervosi, e sovente presenta doppie eccezionalità (e in questo caso il più delle volte ci si concentra sul disturbo e non sulle potenzialità). Sono davvero tante le famiglie che si rivolgono al LabTalento da tutta Italia, in cerca di aiuto: le numerose richieste di valutazione sono un indice del bisogno reale delle famiglie, che spesso si trovano sole ad affrontare le difficoltà connesse alle peculiarità evolutive di un bambino ad alto potenziale».

A che età è possibile individuare con certezza un caso di plusdotazione?

«Perché il nostro intervento possa avere il massimo effetto, la precocità della valutazione è fondamentale, ma crediamo che, allo stesso tempo, non si debba anticipare troppo. Direi attorno ai 6 anni. Proponiamo però anche incontri e attività per i genitori di bambini tra i 3 e i 5 anni che già ci scrivono con dubbi e paure relativi alla possibilità che i loro figli siano “diversi”. Anche perché si è notato che esiste una famigliarità nella plusdotazione e molti genitori si rivolgono a noi col timore che i loro figli debbano vivere le stesse difficoltà da loro affrontate da bambini. Il rischio che siano “troppo intelligenti per essere felici” (come nel titolo di un libro ormai famoso) è la loro principale paura».

Attraverso questi parent training siete in grado di offrire dei suggerimenti: ce ne riporta un esempio?

«Questi bambini sono caratterizzati da un’altissima curiosità, che permette loro di essere più ricettivi, così assetati di conoscenza come sono. Di conseguenza sono iper richiestivi: allora, genitori, rispondiamo sì alle loro domande, ma a 9 domande su 10, non a tutte! Perché anche in quella risposta non data c’è lo spazio per crescere: per imparare a superare la frustrazione, per avere pazienza, per cercare le proprie soluzioni con impegno e creatività. Questo significa lavorare anche sul versante emotivo. Oppure, quando alla scuola dell’infanzia il bambino gifted presenta queste caratteristiche, di solito scoraggiamo l’iscrizione anticipata alla primaria, in quanto il piccolo potrebbe non essere pronto emotivamente (e magari nemmeno fisicamente). Suggeriamo invece di accompagnarlo in un percorso di continuità con la scuola tramite una programmazione personalizzata e attività cooperative e, successivamente, a fine anno, di passare direttamente alla classe seconda, se il bambino è ritenuto idoneo. Ma essere genitori consapevoli non basta: è evidente come il percorso debba coinvolgere anche la scuola. Per questo stiamo lavorando molto sulla formazione dei docenti, che anno dopo anno si stanno dimostrando sempre più sensibili. Non dimentichiamolo: una didattica personalizzata non ha bisogno di etichette ma risponde al diritto che ogni alunno ha di veder soddisfatti i propri bisogni».

Cos’è LabTalento

Il Laboratorio Italiano di Ricerca e Sviluppo del Potenziale, del Talento e della Plusdotazione nasce nel 2009 con l’intento di svolgere attività di ricerca e di intervento nell’ambito della valorizzazione del potenziale, del talento e della plusdotazione. Le sue attività si rivolgono a bambini/e e ragazzi/e ma anche alle loro famiglie e agli/alle insegnanti, con molteplici obiettivi. Tra essi, sostenere e aiutare le famiglie nel percorso di crescita dei figli, fare rete fra professionisti e famiglie, organizzare la formazione dei docenti, offrire alle scuole supporto e aiuto nella gestione delle dinamiche sociali e relazionali, con particolare attenzione alle implicazioni didattiche, e diffondere, attraverso mezzi adeguati, una maggiore conoscenza della tematica.

Sono diversi i libri scritti dalla professoressa Maria Assunta Zanetti sul tema: tra gli altri, Mio figlio è geniale – di Elisa Tamburnotti e Maria Assunta Zanetti (Giunti editore, 2020) e Famiglie ad alto potenziale di Maria Assunta Zanetti e Elisa Tamburnotti (Carocci Faber editore, 2020).

www.labtalento.unipv.it